La collezionista di libri by Elisabeth Beer

autore:Elisabeth Beer [Beer, Elisabeth]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SPERLING & KUPFER
pubblicato: 2024-03-14T12:00:00+00:00

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Pene d’amor perdute

BEN e io vagavamo per le strade di Londra. Dopo aver lasciato la lenta legione di turisti e rimpatriati, ci avevamo impiegato più delle fatidiche due ore da Dover a Londra, ma adesso eravamo finalmente arrivati in città.

Ciononostante la guida dal lato sbagliato non giovava al mio sistema nervoso.

Il cielo era grigio e carico di nuvole e, mentre Ben puntava a Londra, io seguivo con lo sguardo un fronte di burrasca che sembrava accompagnarci da quando avevamo lasciato la nave. Quasi la Gran Bretagna non avesse soltanto la sua moneta, le sue regole del traffico, la sua Chiesa, la sua idiota uscita dalla Comunità Europea, ma finanche la sua zona climatica. Come a dire: sarà pure il meteo più brutto, ma è il nostro.

Non so esattamente come sia potuto accadere, fatto sta che, quando ci lasciammo alle spalle gli sfiatatoi della grande metropoli e ci avvicinammo al centro, ci perdemmo.

«Per dirla tutta, sinceramente Google non avrebbe mai dovuto condurci qui» bofonchiò per l’ennesima volta mentre uscivamo dalla tangenziale.

«Ricalcolo percorso» rispose la voce monocorde del navigatore.

Tirai su con il naso. Tenevo stretto in mano l’atlante, ma la cartina di Londra era troppo piccola e illeggibile.

«Allora perché segui le sue indicazioni?» gli chiesi anch’io per l’ennesima volta.

«Be’, Google avrà in mente qualcosa» borbottò Ben, mentre ci fermavamo a un semaforo. Non mi ero ancora guardata intorno. In quel momento scorsi il pub all’angolo della strada, un edificio di mattoni rossi con i finestroni e un’insegna d’altri tempi in legno con su la scritta THE PRANCING PONY e l’immagine di un cavallo seduto sulle zampe posteriori. I gerani fiorivano in grandi vasi davanti alle finestre con i vetri a tondi. All’entrata uomini e donne con grandi pinte di birra in mano bevevano, fumavano e ridevano insieme.

Ben ingranò di nuovo la marcia e poi afferrò il cellulare. Fui più veloce io a strappargli il telefono che ripeteva stoicamente: «Fare inversione appena possibile».

«Concentrati sul traffico!» strillai, nervosa.

«Ma non siamo dove dovremmo essere» replicò Ben.

«Un momento, fermati lì se puoi.»

Ben si infilò disinvolto tra due macchine in una traversa stretta, mi venne un colpo quando frenò di botto. Davanti a noi un piccione camminava impettito, Ben ignorò le strombazzate del suv alle nostre spalle.

Finalmente il piccione finì di attraversare, e dopo qualche metro Ben trovò un buco dove spense il motore.

«Divieto di sosta» lesse aggrottando la fronte.

Inspirai per calmarmi. «Non ti piace infrangere le regole, vero?»

Si girò verso di me e si sistemò gli occhiali sul naso. «Da cosa lo deduci?»

Aprii la bocca per rispondere quando mi accorsi della scintilla nei suoi occhi. Mi fermai.

«Era un tono ironico, vero?» chiesi sospettosa.

Ben fece una smorfia e iniziò a scribacchiare qualcosa sul cellulare. Quelle dita avevano accarezzato le mie, e sentii una scossa nelle mani. Fissai Ben, che pareva non essersi accorto di nulla e borbottava contro la voce di Google cortese e apatica. D’istinto il mio sguardo seguì la linea della mascella fino alle labbra su cui presto si disegnò un piccolo sorriso.

Colti in fragrante,

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